Mi chiamo Camilla, sono una blogger non vedente.
“Specchio, specchio delle mie brame”. Sussurrava così la matrigna di Biancaneve interrogando lo specchio magico. Per me, argento è il colore dello specchio che riflette, che dice la verità. L’argento è il colore che si oppone alle menzogne. Argento come il suono delle campane, come il tintinnio di due orecchini che si incontrano. Argento come argento vivo, quello che hanno addosso i ribelli. Come le coccarde dei pacchi, come il regno delle principesse, come la coda delle sirene. Come la luna e le stelle, quando il cielo è limpido.
Da sempre indosso braccialetti. Mentre sto scrivendo, in questo momento, ne ho più di dieci. Entusiasti, tengono il tempo delle mie battute sui tasti, scontrandosi con il piano della scrivania. Ognuno di loro ha un significato troppo speciale che mi impedisce di levarmelo. Sono tutti argento. Il primo ha un elefantino, è un regalo di laurea. Un altro ha un quadrifoglio e una frase di Cesare Cremonini. Ho quello con tutti i simboli della canzone di Francesco De Gregori Buonanotte fiorellino e quello comprato a Spello dopo un suo concerto. Poi c’è quello di Messi comprato a Barcellona durante un viaggio con le mie amiche. Un altro – forse quello a cui sono più legata – ha tutti i simboli del calcio: un pallone, un fischietto, uno scarpino e la maglietta di Francesco Totti. E poi c’è quello con tutti i ciondoli della Disney. Sono intimamente legata a tutti quanti: ognuno di loro ha fatto un pezzo di vita con me, ha viaggiato con me e continuerà a farlo.
Uno dei motivi che mi fa amar ancora di più questo colore è che è ha origine dal turchese. L’argento è il simbolo della luna, della bellezza femminile, della luna e della verginità. È il colore del ferro. Tanto tempo fa, proprio l’argenteo ferro veniva usato per proteggersi dagli incantesimi di streghe, fate e maghi.
Senza dubbio, il ricordo visivo legato all’argento più vivido che ho è il grosso vassoio poggiato sul mobile di ingresso della casa di mia nonna. Un contenitore concavo e squadrato, ma soprattutto pieno zeppo di caramelle. Che poi è quello che conta.