Mi chiamo Camilla, sono una blogger non vedente.
Opaco che trattiene la luce, non fa vedere, protegge, nasconde. È opaca una mela al sole quando non riflette la luce. Sono opachi il legno, il cemento, la pietra. È opaco tutto ciò che non è attraversato dalla luce del sole, tutto ciò che non scalda. Un soffitto, una porta, un muro. Può diventare opaco anche un vetro bagnato dalla pioggia, un occhiale bagnato da una lacrima, un bicchiere sporco di vino.
Opaca è la pellicola di una bobina cinematografica, è una patina su una fotografia, è la copertina messa per proteggere un libro nuovo o per salvaguardarne uno vecchio. È l’effetto delle foderine dei quaderni dei bambini delle scuole elementari. È il vetro della bottiglia dell’olio, quello dei finestrini della macchina quando è inverno, piove e adulti e bambini si divertono a scrivere e disegnare con le dita. È uno schermo spento, una stanza di notte. Opachi come gli occhialetti di un nuotatore, come la maschera di un sub, ma anche come le palline che, tutti insieme, l’8 dicembre attacchiamo all’albero di Natale. Oro, argento, rosso: ci sono quelle lucide, in cui specchiarsi, e quelle opache, da accarezzare.
Sempre grazie allo spirito architettonico che anima la mia famiglia, posso confermare che per la riuscita di un buon edificio è fondamentale utilizzare materiali opachi o opacizzanti. Lego, cemento o pietra. L’opaco garantisce un equilibrio termico, protegge dalle calure estive e dalle gelate invernale, resiste all’aggressività del fuoco e dell’acqua.
Opaco come fonte di sicurezza: quando uno specchio diventa opaco non vediamo più la nostra immagine e ci sentiamo protetti. Quando un vetro diventa opaco non vediamo al di là.
Anche i gioielli possono essere opachi. Lo erano le pietre preziose di moda negli anni Sessanta, come l’occhio di tigre, varietà di quarzo contenente inclusioni di crocidolite, un minerale facente parte del gruppo dell’amianto, e la malachite, un minerale di rame della famiglia dei carbonati. Accessori imprescindibili per modelle, attrici e cantanti che animavano festival, serate e salotti buoni di allora, ma amatissimi anche dalle nostre mamme e zie: chi non li ha ritrovati chiusi in una pochette in un angolo di un cassetto?