Less is more, diceva il fortunato motto coniato dall’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe: il meno è più. Ma non tutti sono d’accordo, preferendo spostarsi sullo spettro diametralmente opposto e sposare il More is more dello stile massimalista, uno stratificarsi di stili, epoche, colori, motivi ed elementi.
Storia dello stile massimalista nell’interior design
Se il minimalismo tende a togliere, il massimalismo — come suggerisce il termine stesso — si orienta in direzione contraria. Aggiungere, riempire, addirittura stipare, in una spinta all’accumulo che probabilmente deriva dal periodo vittoriano, quando nelle case degli inglesi esplose la voglia di esporre ed esibire i propri possedimenti. Complice l’espansione dell’Impero britannico su tutti i continenti, negli arredi arrivarono tessuti e oggetti provenienti dai luoghi più esotici, che si facevano largo tra mobili ed elementi d’artigianato locale.
Da allora questa tensione all’ammassare oggetti non si è mai del tutto sopita, neanche negli anni d’oro del razionalismo e del modernismo, trovando sempre qualche estimatore in qualche parte del mondo, dall’opulento movimento Hollywood Regency di inizio ‘900 alla profusione di colori e pattern degli anni ’70, fino allo stile Memphis degli anni ’80.
Oggi lo stile massimalista è di nuovo sugli allori: da qualche anno lo ritroviamo prepotentemente protagonista sulle riviste d’arredamento e continua a conquistare nuovi seguaci.
Le regole per arredare in stile massimalista
A differenza del minimalismo, non ci sono regole precise, ma ecco alcuni consigli:
- per le pareti colori scuri o note brillanti, da evidenziare con elementi a contrasto. Via libera alle carte da parati, anche le più barocche, e alla boiserie;
- si possono riempire tutti gli spazi (oltre a quelli in cui potersi muovere, ovviamente) ma, per non arrivare al caos totale, meglio usare le piante per “tappare i buchi”;
- accostare molti pattern differenti, dalle succitate carte da parati ai tappeti, dalle tende ai cuscini, dalla tappezzeria alle tovaglie;
- come per i pattern, anche le texture vanno giustapposte senza troppi pensieri;
- non aver paura di inserire elementi sfrontatamente kitsch;
- non fossilizzarsi su mobili e oggetti di periodi e movimenti precisi: la chiave dello stile minimalista sta proprio nella stratificazione tra epoche diverse;
- puntare su oggetti e arredi che raccontano storie: quindi souvenir, pezzi acquistati nei mercatini o ereditati dagli avi;
- ogni area si può potenzialmente riempire: non solo le pareti ma anche il soffitto, ad esempio con grandi lampadari e decorazioni;
- per quadri e stampe, largo ad abbinamenti anche coraggiosi tra stili e formati diversi. Senza dimenticare piatti decorativi e simili;
- le librerie zeppe di volumi sono un must: saturano subito il colpo d’occhio e si possono caricare anche di soprammobili, quadretti, piante e sculture;
- seguire l’istinto senza però farsi prendere dall’ansia di ottenere il risultato voluto in tempi brevi: l’accatastare indiscriminato porterà solo confusione. Una stanza in stile massimalista, invece, andrà costruita negli anni.
Usare le vernici Rio Verde per ottenere lo stile massimalista
Quando si hanno molti spazi da riempire, c’è solo l’imbarazzo della scelta in fatto di elementi e di colori. Per questo torneranno utilissime due linee della gamma di vernici Rio Verde di Renner Italia.
La prima è la Vintage Prestige, una vernice a effetto materico e alto potere coprente, che si può adoperare senza carteggiare su molti materiali diversi: legno, metallo, vetro, tessuto, plastica e muro. Offre una gamma di dieci colori, che si possono abbinare tra loro, anche a contrasto.
La seconda, che consigliamo di impiegare fianco a fianco con Vintage Prestige, è Golden Prestige, una vernice metallizzata anch’essa applicabile a tutte le superfici indicate per la precedente. I toni metallici sono cinque: oro bruno, oro giallo, oro rosa, oro bianco e oro nero.
Entrambe sono a base d’acqua, a scarse emissioni COV, inodori ed esenti da sostanze pericolose per persone e ambiente.