Mi chiamo Camilla, sono una blogger non vedente.
“Bianco bianco è il cigno un po’ stanco”. Così recita La canzone dei colori, nota filastrocca per bambini. È da questa immagine che ho costruito la mia idea di bianco. Penso a questo animale simbolo di grazia ed eleganza, figura importantissima nella danza classica. Lo immagino in tutta la sua fierezza, adagiato con leggiadria sulle acque di un lago, con il lungo collo piegato in posizione di riposo, circondato da libellule e calle bianche. Ho sempre associato a questo colore il significato delle favole; la chiarezza e la limpidezza della neve appena pulita e della cioccolata extra dolce che compro – sempre – al supermercato di Ostuni, la splendida cittadina pugliese affacciata sull’Adriatico che accoglie in vacanza me e la mia famiglia. Non per niente, Ostuni è anche chiamata la Città bianca.
Come vi ho già detto, mi piace assegnare a ogni parola un colore. Mamma è giallo, papà è azzurro, sorella è rosa e verde. Bianco è libertà, perché il suo suono è simile a quello della libellula. Bianco, per me, è anche la notte. Non so perché. Forse perché la lego alla sensazione che mi regala l’immenso e morbido cuscino su cui dormo.
Un’altra parola bianca è Favignana, la splendida isola cotta dal sole ai piedi della Sicilia. Perché? Tutta colpa di Daniele Silvestri e della sua canzone La mia casa: “Casa mia sarà una cava a Favignana tra due ali di farfalla, una bianca come il tufo e dolce quasi come l’altra è dura e gialla”.
Bianco, naturalmente, è il Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie. È la pelle di Biancaneve. È bianco il velo delle spose, sono bianchi i capelli degli anziani, simbolo e fonte di ricordi e saggezza. Bianca è la pagina di un libro che deve essere ancora scritto, un muro che aspetta di essere colorato. Bianca è la colomba della pace. Sono le mie scarpe, fidate compagne di avventure e passeggiate nei boschi di montagna.
Bianco per me è una variante dell’oro, è il contrario di nero, è la chiarezza contro l’oscurità.