Disboscamento illegale

Non abbassiamo la guardia sul disboscamento illegale

L’illegal logging o disboscamento illegale: una pratica ancora diffusa che distrugge l’ambiente

Con la nostra rubrica Save the Planet oggi vogliamo toccare un tema non a tutti noto ma particolarmente importante, quello del disboscamento illegale.

L’entità di questo fenomeno con conseguenze e ricadute ad ampio spettro è decisamente importante e insieme vedremo cosa è stato fatto per arginarlo e controllarlo e quali sono gli obiettivi delle politiche in atto.

Che cos’è il disboscamento illegale o illegal logging

Con il termine disboscamento illegale ci si riferisce a tutte quelle attività che implicano l’abbattimento di alberi in aperta violazione con le normative internazionali di riferimento. In questa casistica dunque rientrano diverse tipologie d’interventi: dal disboscamento in aree protette, all’abbattimento non consentito di specie in via di estinzione fino al superamento delle quote consentite per l’approvvigionamento di legname.

Ciò che maggiormente è da considerarsi che per disboscamento intendiamo non solo l’abbattimento degli alberi, ma l’assenza di un intervento atto a rigenerare il territorio in modo che la risorsa naturale sottratta possa essere reintegrata.

Il disboscamento illegale è dunque un fenomeno che distrugge le foreste, danneggiandole in modo irreversibile.

disboscamento illegale conseguenze
Il disboscamento illegale come pratica distruttiva

Le modalità attraverso le quali questi comportamenti possono essere messi in atto sono molteplici: dall’abbattimento indiscriminato per il commercio di legname, alla conversione del territorio in pascolo per gli allevamenti o in campi coltivati; dagli incendi all’assenza di un’adeguata politica di mantenimento e cura ,in grado di preservare l’ambiente naturale.

I paesi maggiormente interessati a questo fenomeno sono quelli con politiche gestionali in materia piuttosto deboli, specie nella disponibilità di strumenti che garantiscano l’applicazione delle norme. Le aree del mondo più colpite dal fenomeno sono le foreste pluviali equatoriali e le foreste boreali nell’estremo Nord della Russia.

I numeri del fenomeno

Partiamo dal presupposto che attualmente circa il 30% della superficie mondiale è ricoperta di foreste, ma solo il 7% di esse sono foreste primarie intatte; ciò vuol dire che la parte più cospicua di questo patrimonio naturale non è più integro ma degradato.

Per avere le stime aggiornate della situazione a livello mondo ci rifacciamo al report della FAO del 2016, dal quale apprendiamo alcune notizie fondamentali:

  • Fra il 2000 e il 2010 sono andati perduti circa 7 milioni di ettari di foresta ogni anno
  • L’indice più alto di deforestazione interessa i paesi più poveri, in questo senso i paesi con migliori condizioni di vita agevolano politiche di controllo e gestione del patrimonio naturale.
  • Circa 12 paesi del mondo hanno incrementato in questi anni la superficie forestale
  • Il 40% del fenomeno è collegato alla conversione in campi coltivati.

Dal 1990 il tasso di deforestazione ha iniziato lentamente ad abbassarsi in forza di provvedimenti molto restrittivi per contenere il fenomeno e cercare di ripristinare un maggior equilibrio. La crescita di una maggior coscienza ecologica incide in modo importante nell’incrementare i contributi dei singoli ad agire in modo responsabile.

Nonostante dunque i risultati raggiunti siano incoraggianti, uno dei maggiori fattori di preoccupazione resta la grande differenza che intercorre tra un paese e l’altro; come accennato in precedenza i paesi in via di sviluppo con politiche ambientali meno attente e maggior difficoltà nell’avvalersi di metodiche di controllo efficaci, sono ancora lontani dal raggiungimento di condizioni sostenibili. Ci sono poi considerazioni di carattere economico imprescindibili, spesso i paesi più avanzati con politiche interne adeguate a garantire la sicurezza del patrimonio naturale, non sono altrettanto attente e scrupolose nelle importazioni e se dunque da un lato proteggono il patrimonio naturale dall’altro rispondono a logiche d’interesse e contribuiscono alla distruzione ambientale.

Le conseguenze del disboscamento illegale e della deforestazione

Sono molte e complesse le conseguenze del disboscamento illegale e della deforestazione. Prima di tutto la diminuzione delle aree verdi e degli alberi comporta un inevitabile aumento di CO2 nell’atmosfera, con conseguenze a tutti noi ormai note in termini di effetto serra e riscaldamento globale.

Da ascriversi al fenomeno inoltre la scomparsa di molte specie selvatiche, i danni irrecuperabili alla biodiversità, la desertificazione dei territori e un indebolimento drammatico del terreno più esposto a fenomeni di erosione, frane e smottamenti.

disboscamento illegale e desertificazione
Desertificazione, inquinamento ed effetto serra fra le conseguenze della deforestazione

Il quadro normativo

Dalla conferenza di Rio del 1992 ha preso le mosse il sistema di gestione forestale GFS con il fondamentale obiettivo di controllare la gestione del patrimonio forestale e degli ecosistemi relativi a livello mondiale. In conseguenza di ciò sono nate alcune organizzazioni collegate, per la salvaguardia del patrimonio forestale; è il caso della la FSC.

Nell’ottobre del 2010 L’unione Europea ha raggiunto un accordo su un provvedimento volto a prevenire il commercio illegale di legno. Dal 3 marzo del 2013 è entrato ufficialmente in vigore il Regolamento EU 995/2010 anche noto come EUTR. Il provvedimento vieta l’immissione e la commercializzazione in Europa del legno e dei prodotti derivati, dunque anche della carta, di provenienza illegale obbligando a un sistema interno di Due Diligence, dunque stabilendo rigidi criteri di selezione per ammettere i prodotti.

Il provvedimento in oggetto vietando l’ingresso dei prodotti di provenienza illegale e fissando precisi criteri di selezione del materiale da applicarsi ai produttori, di fatto sostiene in modo deciso l’impegno internazionale per arrestare la deforestazione e garantire la biodiversità.

L’impegno per i paesi europei all’applicazione della norma è stato importante, così come buoni sono da considerarsi i risultati del lavoro svolto fino a oggi. Nel 2015 ancora quattro paesi non erano riusciti ad applicare integralmente il Regolamento: Grecia, Romania, Spagna e Ungheria ma erano comunque impegnate a uniformarsi alle disposizioni.

È attualmente al vaglio la possibilità di applicare il medesimo regolamento ad altre categorie di prodotto, ritenendo l’entrata in vigore di questa normativa uno strumento efficace nel promuovere politiche di rispetto e tutela ambientale.

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