Spesso indicato come il colore preferito dalle persone di tutto il mondo, il blu è sicuramente considerato come il più rassicurante dei colori. Sinonimo di stabilità, lo ritroviamo su molte bandiere (comprese quelle dell’UE e dell’ONU) oltre che sui simboli istituzionali e sui loghi di numerose aziende finanziarie, dalle banche alle assicurazioni. Inoltre, come testimoniano le confezioni dei farmaci tranquillanti, il blu è una tinta che dà immediatamente un senso di pace. Non infastidisce. Non eccede. Sembra — al contrario del rosso — non essere preda delle passioni. Ma al contempo è anche un colore associato al sogno, al fantasticare: c’è una bella favola di Rodari in cui un giorno, a Milano, un semaforo diventa blu, dando a tutti il permesso di volare, ma nessuno se ne accorge. Sobriamente elegante (vedi l’abito blu maschile), è però anche capace di slanci verso una misteriosa sensualità (se avete visto il film Velluto Blu, sapete di cosa parliamo). Tra le moltissime tonalità di blu, la più usata e ricercata nell’arredamento contemporaneo è il blu cobalto.
Andiamo a scoprirne la storia e gli abbinamenti.
Che colore è il blu cobalto?
La storia del blu cobalto è relativamente recente. A differenza di quei pigmenti adoperati fin dall’antichità, infatti, questo blu esiste solo da un paio di secoli. A scoprirlo fu il chimico francese Louis Jacques Thénard nel 1802. All’epoca, per la pittura, si usava il costosissimo blu oltremare, che si otteneva dai lapislazzuli, pietre preziose che si estraevano in Oriente e arrivavano, via mare, dal Vicino Oriente (da qui il nome “oltremare”).
Allo scopo di supportare il lavoro della rinomata fabbrica di ceramica di Sèvres, che utilizzava il blu per decorare le porcellane, l’allora ministro degli interni francese, Jean-Antoine Chaptal, pensò di commissionare una ricerca su un nuovo e meno costoso pigmento.
Chaptal era un chimico, e conosceva bene Thénard. Affidò dunque a lui il compito. Thénard analizzò il pigmento usato a Sèvres, il blu di smalto, contenente potassio e cobalto. Decise di puntare su quest’ultimo: riscaldando sali di cobalto mescolati con allumina ottenne un blu più brillante rispetto al blu di smalto.
Perché si dice blu cobalto?
Il nome deriva proprio da uno dei due ingredienti principali per la produzione del pigmento: l’ossido di cobalto.
A volte viene ancora definito blu Thénard, per via del nome del suo scopritore.
Che blu usava Van Gogh?
Quel pigmento ha dato il nome anche al colore: un blu freddo, intenso e desaturato, subito prediletto dai pittori. Sembra che il grande Vincent Van Gogh una volta disse al fratello Theo: «Il blu cobalto è un colore divino. Non esiste niente di meglio per rappresentare l’atmosfera che circonda le cose».
Il blu cobalto era molto amato dall’artista olandese, che lo utilizzò spesso: ad esempio in Notte stellata sul Rodano, insieme al blu di Prussia e al blu oltremare.
Un altro grande estimatore di questa tinta era Renoir.
Come allora, il blu cobalto si produce ancora oggi a partire dalla medesima procedura impiegata da Thénard, detta sinterizzazione. Un altro metodo possibile è trattare a temperature molto alte alcuni minerali (ad esempio la smaltite).
Piccola curiosità: il blu cobalto è quello usato sulla bandiera dei Paesi Bassi. Dal 1976 al 2020 è stato anche quello della bandiera francese, ma il presidente Macron ha poi optato per un ritorno al blu navy, usato nel primo tricolore francese del 1794.
Che colore abbinare al blu cobalto sulle pareti
Tradizionalmente, per le sue qualità rilassanti, la pittura blu è associata alle pareti di quelle stanze legate al benessere psicofisico, dunque camera da letto e bagno. Nulla vieta, però, si impiegarlo in altri spazi. Si tratta comunque di una scelta coraggiosa, ed è solitamente sconsigliato intervenire su tutte le pareti, come tinta primaria.
Meglio optare per una sola parete (al massimo due, oppure il soffitto), così da aggiungere un tocco di colore e di eleganza all’ambiente.
Il blu cobalto sulle pareti si abbina bene a:
- bianco: per le altre pareti e per i mobili (librerie, mensole, armadi, consolle, sedute);
- giallo: per gli arredi, soprattutto le sedute, preferibilmente in giallo senape, curcuma o ocra;
- arancioni terrosi, polverosi e caldi: complementari del blu cobalto, ne faranno risaltare, a contrasto, l’intensità;
- rossi aranciati come il corallo;
- beige e tortora: per le altre pareti e per i tessuti;
- legno naturale: meglio se chiaro, per mobili in stile scandinavo o di impronta modernista;
- colori pastello, come quelli della linea di vernici materiche Vintage Prestige di Rio Verde: questa combinazione si adatta bene specialmente in contesti dallo stile vintage e shabby chic. Le sfumature più azzeccate sono il giallo, il rosa e il verde menta;
- nero: a dispetto dell’ormai obsoleta regola del “blu e nero mai insieme”, si può osare con arredi neri, a patto di armonizzare bene l’insieme per non incupire troppo l’ambiente. Una terza tonalità d’accento chiara e brillante (come il giallo o i colori metallizzati) servirà a “illuminare” la stanza;
- oro e argento: lampade, vasi, soprammobili, tavolini da caffè in metallo o verniciati con i prodotti all’acqua della linea Golden Prestige di Rio Verde esalteranno il blu cobalto e ne saranno a loro volta evidenziati;
- tra i materiali, oltre a legno e metallo, si abbina bene anche a marmo e pietra.
Una piccola regola da non dimenticare: essendo piuttosto scuro, è bene evitare il blu cobalto in spazi piccoli e poco luminosi. Nel caso di un ingresso ben illuminato, tuttavia, può fare la sua figura su una singola parete.
Che colore abbinare al blu cobalto nell’arredamento?
Per gli abbinamenti con arredi e complementi color blu cobalto, vale quanto già detto nel punto precedente: pareti bianche, tortora e beige, oltre ai grigi chiari e i colori pastello, sono le più azzeccate. Oppure lo si può immaginare come colore d’accento insieme ad elementi (anche singole pareti) sul giallo o sull’arancione terroso.
Come materiali, anche in questo caso: legno, metallo, marmo e pietra, ma anche vimini e tessuti naturali come cotone, lino e iuta.
In salotto, si presta bene all’uso su divani, poltrone, consolle, tappeti, cuscini e tende.
Per la sala da pranzo: tovaglie, sedie, cuscini, credenze, vasi e stoviglie.
In camera da letto, armadi e completi coordinati.
In bagno, mobili, asciugamani e accessori, oltre alle piastrelle (il blu cobalto trova il suo “regno naturale” proprio nella stanza da bagno!).
Per la cucina, su mobili (in abbinamento a piani in legno, in marmo o in metallo), penisole, sedie e soprammobili.
Quanti tipi di blu ci sono?
Le tonalità di blu esistenti sono innumerevoli.
Ecco le più conosciute:
- Azzurro fiordaliso.
- Blu acciaio.
- Blu bondi.
- Blu cadetto.
- Blu ceruleo.
- Blu cobalto.
- Blu di Persia.
- Blu di Prussia.
- Blu elettrico.
- Blu Klein.
- Blu marino (o blu navy).
- Blu notte.
- Blu oltremare.
- Blu pastello.
- Blu petrolio.
- Blu reale.
- Blu Savoia.
- Blu tuareg.
- Bluebonnet.
- Denim.
- Fiordaliso.
- Foglia di tè.
- Ottanio.
- Pavone.
- Petrolio.
- YInMn Blue.
- Zaffiro.
Che colore è il blu oltremare?
Originariamente prodotto — come già accennato — a partire dai lapislazzuli, il blu oltremare è un blu ancora più intenso e saturo del cobalto.
In passato era costosissimo, e per questo adoperato con molta parsimonia. I pittori, ad esempio, se ne servivano per quegli elementi simbolicamente più sacri, come il velo della Madonna: rappresentato solitamente scuro prima del ‘400, nel secolo successivo i committenti iniziarono a pretendere che fosse dipinto con il più prezioso tra i colori: il blu, appunto. Da tale prassi simbolico-economica è derivata la classica iconografia di Maria con la veste blu.
Scrive Riccardo Falcinelli nel suo indispensabile saggio Cromorama: «Si legge nei contratti d’epoca che il lapislazzulo può avere diversi gradi di purezza, a cui corrispondono i relativi prezzi, da uno a quattro fiorini l’oncia. Il più costoso viene raccomandato per dipingere il manto della Madonna, mentre quello più economico si può usare per cose di minore importanza».
Come si chiama il blu di Giotto?
Alcuni dei grandi capolavori del ‘300 di Giotto, su tutti la meravigliosa Cappella degli Scrovegni, a Padova, sono stati realizzati con il blu oltremare, prodotto con i costosi lapislazzuli. Il pittore potè farlo grazie al cospicuo finanziamento del committente, Enrico degli Scrovegni.
La grande volta azzurra, invece, è stata realizzata a partire da un pigmento molto meno prezioso (e anche meno resistente): l’azzurrite.
Qual è il colore ottanio?
Il cosiddetto ottanio è una sfumatura di blu-verde scuro. Si ottiene combinando il turchese con il verde petrolio.
È un colore nato negli anni ’50 e oggi molto di moda.